Il fisico post gravidanza: quella sconosciuta allo specchio
Avete presente quella sensazione di poter mangiare qualsiasi cosa senza ingrassare un etto? Ecco, neanch’io. Al liceo il mondo era diviso in due categorie di ragazze: quelle in grado di mandare giù qualsiasi schifezza con una mano mentre con l’altra si infilavano i jeans taglia 38, e io, che “il tuo viso è così particolare, e poi hai una personalità molto interessante”.
La maternity edition di questo fenomeno è riconducibile alla convinzione per cui dopo il parto si perderanno 20 kg semplicemente allattando, a cui ne seguiranno altri 10 correndo su e giù dietro ai figli. E questo senza aver sofferto la fame neanche per un giorno; «Guarda, ti dico solo che ora sono più magra del periodo precedente la gravidanza» e «vedrai che allattando perderai tutti i kg accumulati in un attimo» erano alcune delle frasi che mi sentivo ripetere più spesso quando ero incinta. Così, sull’onda di un ritrovato entusiasmo, durante i mesi di gravidanza ho mangiato letteralmente senza ritegno. Pizza, pasta, torte al cioccolato, pasticcini, ragù di capriolo e fondute al camembert; finalmente non dovevo più preoccuparmi di seguire la maledetta dieta, tanto, una volta partorito, avrei presto riguadagnato quella forma fisica che tanto avevo faticato a raggiungere, quel punto della vita ma anche punto vita in cui, per intenderci, si può andare in un negozio di costumi da bagno senza essere assaliti dal terrore all'idea di dover nascondere una coscia dietro l’altra.
Potrei continuare a scrivere di questo periodo seguendo la linea comica, scegliendo l'ironia. Ma mentirei se dicessi che una volta tornata a casa dall'ospedale non ho fatto una piega quando, salita sulla bilancia, ho scoperto che pesavo di più di prima di partorire. O se raccontassi di come nelle settimane seguenti ho accettato con serena umiltà le caviglie gonfie, la pancia floscia, le cosce grosse, perché in fondo era il “prezzo da pagare” per aver messo al mondo una meravigliosa figlia. Sì, perché quando ti rendi conto che le settimane passano ma tu resti gonfia come il divano a fiori della zia Tea, l'entusiasta "vedrai che tornerai subito come prima" lascia rapidamente spazio al più consolatorio "beh, però vedi ora hai una bellissima figlia";
A un anno esatto dal matrimonio pesavo dieci kg in più e non somigliavo certamente alla donna sensuale che avrei voluto essere, né tantomeno alla me stessa "di prima". A quel punto ho ripreso a seguire una dieta dopo il solito tour da nutrizionisti e dietologi, ma nonostante i sacrifici nei tre mesi successivi ho perso un misero kg. Ho cominciato a evitare gli specchi, e se per caso capitavo davanti a una foto delle estate precedenti, scoppiavo in lacrime; mi sembrava di essere tornata al liceo, mi sentivo sempre brutta, insicura, gonfia; "devi avere pazienza", mi dicevano tutti, ma io ero inconsolabile; sì, perché si può parlare di “body positive”, ma se è giusto opporsi all’idea standard di bellezza, che ci vuole tutte alte e magre, che cosa succede quando la nostra immagine è così diversa da come noi vorremmo essere? Se la sconosciuta che ci restituisce lo sguardo allo specchio è così distante dalla nostra personale idea di bellezza? Disperarsi e basta o cercare una soluzione?
Nel mio caso ho scelto entrambe le strade; mi sono disperata e ho cercato una soluzione. E quando l’ho trovata ho capito che contrariamente a quello che pensavo il segreto per ritrovare la "me stessa che vorrei" non era dimagrire. Un giorno, piangendo come al solito su una mia foto del 2019 e pensando a quanto avrei voluto essere come prima, per la prima volta mi sono fermata a pensare a cosa significasse essere “come prima”. Cosa accadeva nel 2019? Ero magra, sì. Ma una delle persone a cui tengo di più al mondo era molto malata, e non sapevamo se sarebbe rimasta con noi; io e Pietro non eravamo ancora sposati, e spesso ci perdevamo in discussioni così inutili che se ci penso oggi mi sembra di vedere due bambini, innamorati sì, ma bambini. Sapevo ancora così poco su me stessa, rispetto a oggi. E Cloe non esisteva.
In quel momento mi sono chiesta se volevo davvero tornare “come prima", e all'improvviso ho realizzato che c’era e c’è una cosa che mi fa più paura dei chili in più: restare sempre uguale a me stessa, non cambiare mai, non affrontare mai nuove sfide, restare in eterno in quella zona comfort nella quale lentamente si muore, ostaggio di una tranquillità che rassicura e allo stesso tempo uccide. Non sono e non sarò mai più quella che ero prima, e per fortuna.
Perché in mezzo ci sono stati pianti, risate, abbracci, vittorie, sconfitte, una pandemia mondiale, notti in bianco, nuove e vecchie amicizie, una figlia, un grande amore da ritrovare e di cui prendersi cura. Insomma, c’è stata la vita. Per citare la grande Anna Magnani: “lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo tanto a farmele venire”.
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