Sesso tra neogenitori: una mission impossible?

Sicuramente ogni neo genitore avrà notato che nei primi mesi di vita del pargolo la vita sessuale non è esattamente un carnevale di Rio; durante le prime settimane da mamma la mia personale idea di orgasmo era riuscire a dormire due ore di seguito. 

Con il passare dei mesi e con il cambiamento di Cloe, che ha cominciato a dormire tutta la notte (per inciso, nel momento in cui sto scrivendo questo pezzo festeggiamo la terza notte in bianco), alcuni appetiti sono tornati; e non mi riferisco a quello per il cibo, che nel mio caso è sempre insaziabile. 

Quando penso a come si concilia il sesso con la vita da genitori mi viene sempre in mente la scena di Harry ti presento Sally quando lei spiega che con l'ex fidanzato non volevano figli perché così erano liberi di fare l'amore in tutti gli angoli della casa, mattonelle della cucina comprese. 

Ecco, riuscire a trovare un momento di intimità, per i genitori, è un'impresa che fa sembrare persino il buon vecchio letto un luogo capace di grandi promesse peccaminose; altro che il pavimento della cucina. 

Premesso che al più tardi alle 22 subentra la narcolessia e che quindi la sera per i genitori semplicemente non esiste, non sono soltanto la stanchezza e la mancanza oggettiva di tempo a incidere negativamente; il principale ostacolo al ritorno a una vita sessuale under 90 è infatti il vostro dolce figlioletto: sotto questo aspetto mi sembra adeguato tradurre il famoso motto "una mamma lo sa" ne "il bambino lo sa". Se per puro caso voi e il vostro compagno venite sfiorati dal pensiero "è sabato, non siamo in coma, potremmo quasi approfittarne", ecco che lui se ne accorgerà e farà di tutto, ma proprio di tutto, per impedire che questo vostro desiderio si concretizzi.

Se nel corso della settimana il massimo della trasgressione a cui posso aspirare è lavorare a un puzzle di mille pezzi, attività che posso svolgere tranquillamente perché Cloe fa i suoi pisolini senza protestare, quando arriva il week end si scatena inesorabilmente l'inferno. 

In genere succede così: sveglia alle 6.30/7, se il tempo è bello ci sentiamo allegri e facciamo un programma per la giornata. "Dai, stamattina ci mettiamo qualcosa di carino, vestiamo lei e usciamo nel sole di Milano!".  In genere a tre ore da questi buoni propositi Pietro è ancora in pigiama e sta pulendo la cacca che il gatto ha fatto sul pavimento, mentre io indosso solo la camicetta e le calze e sto ancora cambiando Cloe, la cui vestizione richiede tempi analoghi a quelli di Maria Antonietta. Ma siccome l'ottimismo è il profumo della vita, insistiamo e all'alba delle 11 siamo in strada. Giusto in tempo per tornare a casa e preparare la pappa di Cloe, che pranza alle 11.30. Davanti al portone incontriamo i vicini, si fanno le 11.35 e la nostra adorata drindrin - Pietro la chiama così - manifesta tutto il suo disappunto lanciando il primo di una serie di urli. Entriamo in casa velocemente, le grida diventano sempre più forti, Pietro le toglie il cappotto mentre contemporaneamente mette a posto la spesa, io mi precipito a preparare la pastina con verdure e prosciutto sperando che sua maestà gradisca. La mettiamo sul seggiolone, le urla incredibilmente aumentano ancora di intensità - mettile il bavaglino, MUOVITI! - la pappa è pronta, le do il cucchianino. Finalmente cala il silenzio

Dopo questi attimi di relax, non facciamo in tempo a iniziare a mangiare che Cloe inaugura il solito campionato di lancio-qualsiasi-cosa-mi-capiti-a-tiro-dal-seggiolone, così più che un pranzo quello mio e di Pietro sembra una sessione di squat. Poi c'è il momento gioco tutti insieme e finalmente, verso l'una e mezza, ci accorgiamo che Cloe sta iniziando a cedere al sonno: si stropiccia gli occhi, sbadiglia, le cade la testolina. La prendo in braccio, la adagio dolcemente nel suo lettino, esco in punta di piedi e accosto la porta della sua cameretta. Pietro mi lancia uno sguardo di intesa, sembra fatta: questa volta riusciremo a prenderci del tempo per noi. Fosse anche con il cibo ancora sullo stomaco, noi ci proviamo.

E invece è proprio in quel momento che a Cloe passa improvvisamente ogni traccia di sonno. Il silenzio viene interrotto da gioiosi gorgheggi che inizialmente cerchiamo di ignorare. "E' il segno che si sta addormentando" ci diciamo, mentendo sapendo di mentire. Ai gorgheggi seguono urletti che da gioiosi diventano rapidamente irritati. Chiudo gli occhi e decido di contare fino a dieci. Torna il silenzio; io e Pietro sbirciamo speranzosi il monitor, che però mostra solo la gola di Cloe, che gattonando ha raggiunto il fondo del lettino e si è infilata in bocca la telecamera. Pietro va a risistemarla nel lettino, le da un bacino e esce. L'irritazione di Cloe aumenta, ora è in piedi aggrappata alle sbarre del lettino e grida come Bellatrix Lestrange ad Azkaban. 

Questo iter si ripete per circa un'ora. Io e Pietro ci alterniamo nel tentativo disperato di addormentarla, mentre le nostre speranze si affievoliscono sempre più. Alla fine non ci resta che la resa; sfiniti e rassegnati, ci sdraiamo un momento sul divano. In quel momento suona il campanello: è mia mamma che è venuta a trovarci. Guardo il monitor: Cloe si è appena addormentata.


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